Due note legate

le canzoni preferite di Piero Brega e Oretta Orengo
martedì 24 settembre h 21,00 PENNA in TEVERINA piazza San Valentino
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Un tentativo di  raccontare, attraverso le canzoni, un percorso artistico da cui vorremmo far emergere un ritratto collettivo dei mutamenti culturali che riguardano l’identità stessa del nostro paese negli ultimi  trent’anni rappresentato attraverso la musica popolare, che diventa l’immagine di un paese che si (ri)conosce sempre meno.
Siamo due musicisti autori di canzoni.
Ma come si scrive una canzone? Questa è una delle più frequenti domande che un autore si sente rivolgere.
Viene prima il testo o la musica ? Ci sono un infinità di sollecitazioni a cui si risponde scrivendo una canzone. Il bisogno di raccontare una storia, di comunicare un’emozione e nello stesso tempo evocare la nebbia, la luce di un lampione, il freddo che c’era quella sera quando quel tale ti ha raccontato un pezzo del la sua vita; è la capacità di fare di quel particolare una storia oggettiva, collettiva. Nel porgerla agli altri verserai in questa piccola storia una parte della tua esperienza, del tuo vissuto. Gli ascoltatori poi la trasferiranno nel proprio contesto personale, nel loro panorama emotivo e la tua canzone vivrà un’altra vita legata ad altri luoghi, volti, sentimenti. E’ necessario che risuoni dentro di te un breve motivo musicale, un testo intellegibile e andrai a cercare nella tua esperienza qual è la migliore forma tra quelle offerte dalla tradizione che si adatta a rappresentare il racconto :canzone, ballata, ottava rima, o altro. E’ fondamentale avere una buona conoscenza della tradizione e in particolare quella che nella storia ha utilizzato la forma canzone : la musica popolare. Ma che cosa è importante raccontare? E’ importante raccontare la storia che ti trasforma. All’inizio della canzone tu sei fatto in un certo modo, alla fine della canzone qualcosa ti ha cambiato. Ma qual è il processo attraverso il quale si compie il cambiamento?

Maria Lai ci aiuta con la sua potente sintesi delle cinque esse a identificare tutti gli elementi che costituiscono questo affascinante percorso.
Solco – scavo nella tradizione musicale popolare
Sasso – affrontare temi importanti
Scure – rigore nella struttura musicale
Sole – sguardo verso l’infinito
Sale – la capacità di rendere accettabili i passaggi difficili dell’esperienza umana.
Infine per usare le parole di un suo racconto:” Nel gioco la palla è fatta per essere lanciata non posseduta e l’arte quindi è come un gioco, ricevi una palla e la butti lontano, agli altri.”
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E venne la sera in cui una parte di me, da cui fuggivo, mi raggiunse. Un pugno dritto nel cuore con due firme: Piero Brega ed Oretta Orengo. Non so cosa aspettarmi, temo musica etnica e vecchie ballate del tempo che fu. Invece ora sono così sconvolto che faccio fatica a fare ordine nei miei pensieri e nelle cose urgenti da dirvi. La musica. Canzoni nuove, molte delle quali stupende, cantate con allegria ed una tecnica straordinaria, testi profondi e pieni di umorismo, mai banali – insomma, non si applaude a noi stessi mémori, ma ad un meraviglioso caleidoscopio di colori e tensioni, di emozioni e abbandono. La musica di tutta una vita, nuova, nuovissima. Piero ed Oretta sono riusciti a digerire nel canone romanesco ottocentesco il rock’n’roll, il calypso, il klezmer, il pop inglese, ci sono dei momenti in cui ti sembra di sentire Robert Fripp che lavora con i fratelli Giles sulla musica di Renato Rascel, altri in cui senti De Gregori prima della nascita, altri ancora in cui i fratelli Nocenzi vanno ancora a scuola, e la chitarra di Rodolfo Maltese è l’abbozzo di ciò che Piero ha già cambiato, rivisto, fatto proprio. Mi accorgo che tutto nasce da noi, prima della musica nera, e ritorna in noi, dopo esserci bagnati sulle rive di Babilonia, del Tamigi e del Mississippi ed aver capito che noi c’eravamo prima, che siamo più stomaco e cuore di tutto. Anche quando nascono canzoni nuove. Non invecchiamo mai, siamo sempre più belli. Mentre Piero ha il volto segnato dagli sbagli accettati e dalle fatiche quotidiane, Oretta ha l’allegria di una donna talmente bella da non mostrare nessuna età, ma solo splendore e allegria, allegria, allegria. Piero ed Oretta non sono la gioventù perché mi ricordano qualcosa, sono la gioventù perché sono l’autunno meraviglioso e struggente da cui rinasce la vita, la musica nostra, la passione politica, la voglia di andare incontro al futuro. Insieme, ancora adesso, fanno a stento trent’anni. Poi l’ultima cosa: l’amore. Quello sognato tutta una vita, fatto di condivisione, complicità, musica, passione politica, intimità, carezze senza toccarsi, un’allegria naturale e mai affettata, la gola libera nel canto che racconta la gioia di esserci. Piero ed Oretta dimostrano che il sogno e l’ideale è vero, giusto, possibile, sensato. Nessuna invidia, anzi. Piero, ti prego, insegnami ad essere un cazzaro infernale come te. Oretta, fammi capire da quale sorgente magica nasce quella gioia che ti inonda. Come per incanto, per un’ora, la vita non conosce stanchezza, il passato è tutt’uno con il presente ed il futuro. E la vita, come il marinaio senza mare, la donna matata sia che trabaja sia se non trabaja, come il barbone che fa la scala mobile alla rovescia, come noi, figli vivi di una madre bandita dal mondo di merda che c’è fuori… la vita trionfa. Se piango, non è per tristezza, ma per gratitudine.
Recensione di Paolo Fusi-giornalista e cantautore

Two Linked Notes The favourite songs of Piero Brega and Oretta Orengo
Tuesday, September 24th 9 p.m. PENNA in TEVERINA piazza San Valentino

An effort to tell the story of an artistic path via the songs from which we would like to evoke a collective portrait of cultural change affecting the identity of our country within the last thirty years represented by popular music which turns into the image of a country that increasingly fails to recognizes itself. We are two musicians and song writers.
But how do you write a song? This is one of the most frequently asked questions an author hears. What comes first, the text or the music? There is an endless number of demands to satisfy for who is writing a song. The need to tell a story, to communicate an emotion and simultaneously to evoke some kind of mist, the glow of a street light, the cold of that evening when someone has told you a fragment of his life and the ability to make of this detail an objective, a collective story. While exposing it to others you will enrich this small story with part of your experience, of your life. The audience will then transfer it to its own personal context, their emotive panorama and your song will lead another life linked to different places, different faces and different feelings. It is important that within you a short musical motive resounds, a comprehensible text and you shall search within your experience for the best form among those offered by tradition, apt to represent the story: Song, ballad, ottava rima or other. It is basic to have good sense of tradition and particularly the one that in history used the form of song: popular music. But what is important to tell? It is important to tell the story that transforms you.

At the beginning of the song you are in a specific state, at the end of the song something will have transformed you. But by which specific process can this change be accomplished? Maria Lai helps us with her potent synthesis of the five “s” to identify all elements constitutional for that fascinating path.

Solco (drill) – drill within the traditional popular music
Sasso (stone) – face the important themes
Scure (axe) – strength of the musical structure
Sole (sun) – the view towards the infinite
Sale (salt) – the capacity to render the difficult passages of human experience acceptable.

After all to use the words of one of her stories: “In play the ball is made to be thrown and not to be possessed and art is thus like a game, you receive a ball and you throw it far away towards others.”