ELEGÌA DELLE COSE PERDUTE

Compagnia ZEROGRAMMI
teatro/danza

Verdecoprente Umbria Fest 2025
# domenica 6 luglio h 21.15 Acquasparta Palazzo Cesi corso Umberto 1
prenotazione consigliata 327 2804920 | ingresso 5 €

# soggetto, regia e coreografia Stefano Mazzotta
una riscrittura da Os Pobres di Raul Brandao
# creato con e interpretato da Amina Amici, Damien Camunez, Martina Cinti, Manuel Martin, Chiara Guglielmi, Riccardo Micheletti
# collaborazione alla drammaturgia Anthony Mathieu, Fabio Chiriatti
# luci Tommaso Contu
# assistente di scena Riccardo Micheletti
# costumi e scene Stefano Mazzotta
# segreteria di produzione Maria Elisa Carzedda
# produzione Zerogrammi
# coproduzione Festival Danza Estate – Bergamo (It), La meme balle – Avignon (Fr),
La Nave del Duende – Caceres (Sp)

con contributo di Residenza artistica artisti sul territorio INTERCONNESSIONI/Tersicorea/Sardegna, Comune di Settimo S. Pietro, Comune di Selargius, Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Cagliari e le Province di Oristano e Sud Sardegna, Regione Sardegna, Regione Piemonte, MIC – Ministero della Cultura, FONDAZIONE Banco di Sardegna in collaborazione con CASA LUFT, Ce.D.A.C Sardegna – centro diffusione attività culturali circuito multidisciplinare dello spettacolo dal vivo, PERIFERIE ARTISTICHE – Centro di Residenza Multidisciplinare della Regione Lazio – Supercinema, Tuscania.

Elegìa delle cose perdute è una riscrittura in danza dal romanzo “I Poveri” dello scrittore e storico portoghese Raul Brandao. Il paesaggio evocato da questo riferimento letterario, in bilico tra crudo, aspro, onirico e illusorio, ha la forma dell’esilio, della nostalgia, della tedesca sehnsucht, della memoria come materia che determina la traccia delle nostre radici e identità e, al contempo, la separazione da esse e il sentimento di esilio morale che ne scaturisce: sogno di ritorni impossibili, rabbia di fronte al tempo che annienta, commiato da ciò che è perduto e che ha scandito la mappa del nostro viaggio interiore. Nell’indagine intorno al topos dell’esilio, questa creazione racconta, oltre il suo significato geografico, la condizione morale che riguardi chiunque possa sentirsi estraneo al mondo in cui vive, collocandolo in uno stato di sospensione tra passato e futuro, speranza e nostalgia. Il desiderio che questa condizione reca in sé non è tanto il desiderio di un’eternità immobile quanto di genesi sempre nuove e di un luogo che resta, un luogo dove essa si anima di una rinascita che è materia viva, e aiuta a resistere, a durare, a cambiare. I quadri che compongono la narrazione diventano la mappa, un viaggio nei luoghi (interiori) dei personaggi de I Poveri: figure derelitte e però goffe al limite del clownesco, accomunate dal medesimo sentimento di malinconica nostalgia e desiderio di riscatto. Lo spazio che intercorre tra l’osservatore e queste storie (e tra queste storie e il sogno condiviso cui tendono) è una lontananza dal sapore leopardiano, la misura di un finibusterrae che è senso di precarietà, di sospensione nel vuoto, una grottesca parata di figure in transito, come clown di un teatro popolare che fiorisce da un anelito comune, che non ha bisogno di orpelli per accadere, che si racconta ovunque, in un prato, in un vicolo, un cortile, un qualunque luogo di vita (M. Augé), una stazione di posta di fronte al giorno che finisce, con i suoi orizzonti, le sue lontananze, i desideri proiettati al domani e i punti di fuga. Corpi e paesaggio dialogano in questa elegìa del vuoto che rimane, si riconoscono in un desiderio comune, una capriola del pensiero, in un incedere che è vertigine, abbandono al tempo sospeso e ciclico di un valzer, forma di una tristezza nostalgica nel suo incedere ciclico e sospeso, che chiede di essere celebrata, attraversata, dentro un desiderio non già di possesso ma di appartenenza. Ed ecco che dentro questa logica di colpo svanisce ogni idea di miseria o povertà possibile, non esiste più niente che possa essere davvero perduto.

Festival Danza Estate 2020 | Compagnia Zerogrammi – Elegia delle cose perdute

Questa è la storia tragicomica di una famiglia di anime: povere, derelitte, humus del mondo
(R. Brandao).
Abiti logori, dai toni della terra, coprono malamente la pelle livida, cerea al punto che l’ultima luce del tramonto sembra farla risplendere d’oro. Le loro storie, pur differenti nelle forme di esilio cui sono assoggettate, sono accomunate da un medesimo sentimento di vuoto, generato da un’assenza inesorabile e da una contingenza di miseria nera che s’inscrive in un presente senza soluzione di continuità, di una tristezza clownesca e tenera. Di tanto in tanto li accompagna l’eufonia minore di canti semplici e popolari sussurrati al cielo di notte o l’incedere malinconico di un valzer nostalgico. Ciò che resta delle loro azioni, dei loro sforzi inutili è racconto di un sentimento di cose perdute. Tra di loro vive, sospeso sul limitare di questo spazio scenico che ha i colori di una stazione di posta, un poeta il cui nome è Gabirù. Tutto ciò che è per loro confine senza appiglio di uno scoglio, argine, compimento, conclusione, per il poeta è l’iperbole da un qui e ora che è inizio, sconfinamento, invito al viaggio, all’attraversamento, alla metamorfosi.

Dal limitare del presente, le parole di Gabirù muoveranno i compagni di scena oltre il purgatorio della dimenticanza e del rumore, dentro un tempo poetico, silenzioso, non più lontano ma vivibile, transitabile. Una nostalgia di cose mai state, di una piccola patria mai perduta, il luogo di una memoria inventata, un passato, un presente, un futuro pensati sulle figure di questa invenzione. Le parole e la danza del poeta tracciano l’iperbole verso il riscatto di una terra promessa. Dove si può andare senza mai arrivare attraversando un desiderio, una capriola del pensiero, una spirale del cuore, una siepe-confine di leopardiana memoria, da cui poter contemplare la bellezza disarmante dell’infinito.

Zerogrammi
è un Organismo di Produzione della Danza fondato nel 2001, diretto dal coreografo Stefano Mazzotta, riconosciuto e sostenuto dalla Regione Piemonte e dal MIC Ministero della Cultura.

L’attività creativa della compagnia, finalizzata alla produzione di spettacolo dal vivo, si caratterizza per un’ampia zona di ricerca drammaturgica e coreografica che avanza per tappe attraverso l’esperienza di linguaggi, contesti e punti di vista spesso trasversali alla danza e al teatro. L’articolato viaggio di scoperta che conduce alla creazione giunge al lavoro compositivo passando attraverso progetti di carattere formativo e sociale, percorsi di residenza costruiti intorno a specifici interessi antropologici e geografici, azioni connesse all’esperienza di linguaggi quali la fotografia, il video, le arti plastiche, la letteratura, per restituire al lavoro creativo nuovi segni, nuovi significati e un bagaglio esperienziale che è lo strumento essenziale con cui Zerogrammi torna alla costruzione del proprio lavoro artistico, rinnovandone il senso e l’urgenza.

Il percorso artistico, informato e arricchito dalle suggestioni che gli derivano dall’esperienza di linguaggi e contesti diversi diventa (oltre che funzionale alla definizione di progetti di spettacolo dal vivo) volano di numerosi output differenti e paralleli allo spettacolo dal vivo, in grado di giungere ad un amplificato bacino di utenti. Intorno alla definizione delle sue creazioni Zerogrammi ha realizzato nel tempo prodotti editoriali, cataloghi fotografici e progetti filmici.

La calviniana leggerezza cui allude il nome della compagnia è l’obiettivo cui tende la sua ricerca. Zerogrammi allude a una leggerezza che si traduce nella volontà di fare della danza un linguaggio che sappia, pur preservando la sua natura astratta, tutelare il fondamentale rapporto con il pubblico. Ecco allora nascere una serie di creazioni che accolgono suggestioni e ispirazioni dai mondi più diversi. Letteratura e filosofia, tradizione e quotidianità per spettacoli originali e taglienti, ironici e intensi, lavori contraddistinti da un’accurata operazione di sottrazione
(Premio Hystrio 2013).

I progetti realizzati ad oggi, frutto di collaborazioni nazionali e internazionali, hanno replicato in Italia e all’Estero (Francia, Svizzera, Spagna, Finlandia, Olanda, Portogallo, Germania, Russia, Turchia, Singapore) e sono stati insigniti di riconoscimenti tra cui Premio Danza&Danza 2021, Premio Hystrio 2013, CollaboractionKids 2018, Golden Mask 2012, Premio Vignale Danza 2012, Premio Giocateatro 2009, Premio Raduga 2012, Premio Danz’è/Festival Oriente Occidente 2008, Riff Festival 2022.

Dal 2012 Zerogrammi è attiva presso la sua sede torinese, CASA LUFT, un centro di produzione dedicato alla creazione artistica e formazione professionale, una casa dove il dialogo tra autorialità differenti, offrendo supporto ai processi creativi, produce ricchezza generata dal confronto, moltiplica strumenti utili allo sviluppo dell’idea artistica, amplia connessioni e opportunità di collaborazione in contesti nazionali e internazionali.

Dal 2018 Zerogrammi è partner del Raggruppamento di Operatori che coordinano le attività della Lavanderia a Vapore, centro di residenza e casa europea della danza… more

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